giovedì 3 agosto 2017

Promessa nell'Amore

Maria Concetta vive in un piccolo paese della Calabria.
Da giovane Maria Concetta aveva sognato l'amore, aveva sognato una passione senza confini, aveva sognato Giuseppe.
Prima di indossare l'abito nuziale, le zie, la madre e la nonna le avevano spiegato come si comporta una giovane sposa. Come si diventa una brava moglie.
Giuseppe per lei aveva costruito una piccola casetta, vicino al fiume, dove la moglie sarebbe andata a lavare i panni e le stoviglie e dove si sarebbe bagnata nelle caldi estati mediterranee. Aveva piantumato alberi di fico e di olivo, per fare  trecce di fichi secchi e olio d' oliva. Aveva acquistato le galline e costruito un pollaio, ogni anno arava un lotto di terra poco distante per seminare le verdure per l'inverno e gli ortaggi per l'estate. Maria Concetta portava in dote del pentolame, qualche oggetto per la casa ed un corredo in lino, tessuto interamente al telaio da lei stessa.
I due, si erano visti poche volte, ora a casa dell'uno ora a casa dell'altra, si erano osservati, sorrisi timidamente, entrambi attendevano con ansia il giorno delle nozze.
Maria Concetta, orfana di padre, sarebbe stata accompagnata all'altare da uno dei suoi quattro fratelli, Giuseppe sarebbe stato assistito dai genitori e dalla sorella Armida. 
Armida era assai attaccata a suo fratello, nutriva per lui un affetto molto possessivo, Maria Concetta era vigilata dai quattro fratelli, un po' come ad esserne prigioniera. 
I due promessi convolarono presto a nozze e tutti ne furono felici.
Solo una persona, non lo fu, Armida, la quale, assistendo alla cerimonia e al pudore della giovane sposa, cominciò a nutrire per lei un odio profondo.
I primi mesi di matrimonio furono felici. I due sposi trovarono una buona complicità, insieme sarebbero cresciuti, avrebbero formato una splendida famiglia, avrebbero sudato la terra per guadagnare il pane.
Un giorno, in maggio, Maria Concetta si recò al fiume per il bucato settimanale, Giuseppe era all'officina, dove costruiva aratri per i fattori locali.
A fatica la giovine riusciva ad afferrare le lenzuola e a strizzarle come si deve.
Il sudore le aveva imperlato il viso. Decise di stendersi un po' all'ombra.
Giacendo, rilassava i muscoli e defatigava l'anima. Quando all'improvviso, un uomo grande e grosso la colse alla sprovvista, e, avvinghiandola tra le braccia, cercò di baciarla. Maria Concetta riuscì ad alzarsi e a fuggire ma, proprio nel momento della fuga, le cadde il fazzoletto dal capo. Corse all'officina del marito, dove ansimando e piangendo per la paura, gli raccontò l'accaduto.
La accompagnò a casa e chiamò sua suocera, la quale recuperò i panni al fiume terminando il lavoro della figlia.
Intanto Armida, vendendo il suo corpo, ancora snello e giovane, riuscì ad ottenere il fazzoletto dal bruto, al quale aveva commissionato la vile azione e una falsa confessione da una vecchia comare sua complice, che ogni mattino passava da quel viottolo per andare alla messa delle otto.
Il tutto fu presentato come prova la sera stessa a Giuseppe e ai quattro fratelli della giovane sposa, i quali, conoscevano anche loro le abitudini della donna, del tutto rispettabile in paese. Ella indusse loro a credere, che la confessione di Maria Concetta fosse stata dettata dalla paura di aver " misteriosamente perduto" il fazzoletto che le copriva il capo. Ma, mentre di quell' uomo  non vera traccia, la giovane sposa, ancora impaurita e spossata, riposava a casa, accudita dalla madre.
Quando il marito ed i fratelli arrivarono a casa, erano del tutto privi di coscienza, quasi fossero posseduti dallo spirito cattivo di Armida, che tanto destramente, !i aveva orchestrati. La giovane sposa fu battuta e malparlata. Nessuno più le credeva.
Giuseppe la ripudio' con il consenso dei fratelli.
Maria Concetta, viva per miracolo, fu accettata in un convento vicino al paese dove prese i voti mentre Giuseppe prese in sposa una seconda giovine, amica intima di Armida, che l'aveva condotta a lui. Neanche il secondo matrimonio andò bene...ma l'infido Giuseppe non ebbe alcuna scusa per lasciare la seconda moglie.
Ogni venerdì, si recava al convento, dove Maria Concetta, ribattezzata suor Elena, serviva in cortile la mensa ai poveri e dall'esterno, dietro una siepe, la spiava.
Il suo amore innato per il servizio, la dedizione al marito e alla casa erano sbocciati i
un'opera missionaria ricca di valore e valori. Col tempo Giuseppe capì con certezza che l'infamia non poteva nascere da una storia vera, il suo spirito maritale si spense del tutto, si accese l'amore per suor Elena, la quale dedicò a Dio il resto della vita.
La loro storia ci insegna che l'amore, vittima della fiducia, non ha limiti né compromessi quando è puro e sincero. Chi ha Amore nel cuore, continua ad amare, anche in modo diverso, chi ha bisogno di essere amato.

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